...o la fine dell'inizio?
Come già ha detto qualcuno, ho venduto i mobili, staccato la luce, chiuso l'acqua e abbassato le persiane. Finita. Quattro mesi se ne sono andati, così, in un lampo, e non ce ne siamo nemmeno accorti.
Ora resta da vedere cosa succederà in seguito.
Non so cosa succederà a queste pagine. Dubito che la mia vita sia cosi interessante da essere raccontata. Forse le terrò per scriverci i ricordi dei viaggi di lavoro (non troppi, ma nemmeno troppo pochi - diciamo il giusto) in giro per le conferenze. Magari da quelle qualche posto interessante da visitare salta fuori.
Per ora, chiudo le trasmissioni e mi imbarco su un'aereo.
Portelloni chiusi.
Cinture allacciate.
Time to fly.
A presto.
venerdì 5 dicembre 2008
lunedì 1 dicembre 2008
L'omino della posta
Camice disperse, atto 3.
Dopo aver chiamato la lavanderia, chiesto ai portinai e al capo del vapore, Frankie decide di passare all'azione. Se Frankie non riesce ad arrivare alle camicni, le camicie torneranno da Frankie. Come fare però?
La buona vecchia tecnica di bussare alle porte non è praticabile. Trecento porte sono un po' tantine. Rischio di lasciarci le nocche...
Per fortuna gli architetti hanno idee molto più geniali degli ingegneri (o sedicenti tali). Su suggerimento del papi, l'idea è di mettere un bigliettino in ciascuna buca delle lettere. Sono sempre trecento, ma la cosa è molto più fattibile. Quindi, oggi ho sfruttato i beni dell'università a fini personali (cosa che già credo costituisca reato federale e per cui potrei finire dritto a Guantanamo...). Ho stampato ben 39 fogli di carta, e tagliato ognuno di essi in otto parti (il che mi lascia un margine di BEN 12 bigliettini extra, non si sa mai!) contenenti ciascuna il seguente messaggio:
MISSING SHIRTS
I would be reall grateful if you could spend just a minute of your time to check if my shirts were erroneously delivered to you. One is white with blu stripes, the other is light grey. Thank you very much, I appreciate your attention.
Seguono riferimenti. Mi sembra educato, gentile e poco invasivo. stampato su una strisciolina di carta, dovrebbe fare il suo lavoro. Arrivato a casa stasera, mi sono guardato furtivo alle spalle e mi sono diretto al casellario della posta, pronto per il blitz punitivo. Arrivato li, nella penombra, lo guardo: è un muro di caselline di posta, tutte uguali, tutte con il loro numerino, tutte con la loro chiavetta. Ma nessuna ha la fessura per inserire la posta. Hum.
Da una aperta, però, usciva un fasico di luce. Già mi immaginavo una scena tipo Man in Black.
Invece, niente. Si vedeva solo la stanzina restrostante. Al che, provo ad andarci, dicendo: bene, è più comodo, non devo infilare tutti i bigliettini in malo modo.
Ma nella stanzina c'era qualcuno con cui non avevo fatto i conti:
L'OMINO DELLA POSTA
Un vero american postman. Con la divisa. Con il cappellino. Con il distintivo. E very proud di indossare tale costume da carnevale. Mancavano solo i galloni, le spalline e i bottoncini colorati e poteva fare l'ammiraglio. Il dialogo è altrettanto surreale, adeguato al calibro dei personaggi:
Frankie: "Salve"
Postman: "Hey man - What you need?"
F: "Devo solo lasciare questi" - e faccio vedere i miei bigliettini - "in ogni casella".
P: "Oh, you cant".
E mi guarda, fisso.
F: "No, ma guardi, non è pubblicità o nulla di offensivo. E' che ho perso le mie camicie..."
P: "You cant".
E mi guarda, fisso.
F: "Si, ma è che ho già provato a chiedere, ma mettere questi è l'unico modo per..."
P: "You cant".
E mi guarda, fisso.
F: (ormai un po' innervosito) "Ok, ma perchè I CANT?"
P: "There is no stamp"
E mi guarda, fisso.
Frankie a questo punto si concerta un attimo col suo criceto nel cervello. "Hai capito anche tu la stessa cosa?" - "Si, ha detto che manca il francobollo".
F: "Scusi, ma io abito qui. Li lascio direttamente nelle buche, cosi ritrovo le mie cami..."
P: "You cant".
E mi guarda, fisso.
F: "Si ma perchè non posso?? Non voglio spedirli. Voglio lasciarli."
P: "Nono, you MUST send them by mail. And you have to put a stamp on each of them".
E mi guarda, fisso.
A questo punto, il criceto mi dice: "Frankie, annuisci sorridendo, fai quattro passi indietro e scappa veloce..."
E cosi ho fatto. Niente bigliettini. Niente camicie. Ma soprattutto:
Poste americane 1 - Frankie 0.
E questo brucia molto.
Dopo aver chiamato la lavanderia, chiesto ai portinai e al capo del vapore, Frankie decide di passare all'azione. Se Frankie non riesce ad arrivare alle camicni, le camicie torneranno da Frankie. Come fare però?
La buona vecchia tecnica di bussare alle porte non è praticabile. Trecento porte sono un po' tantine. Rischio di lasciarci le nocche...
Per fortuna gli architetti hanno idee molto più geniali degli ingegneri (o sedicenti tali). Su suggerimento del papi, l'idea è di mettere un bigliettino in ciascuna buca delle lettere. Sono sempre trecento, ma la cosa è molto più fattibile. Quindi, oggi ho sfruttato i beni dell'università a fini personali (cosa che già credo costituisca reato federale e per cui potrei finire dritto a Guantanamo...). Ho stampato ben 39 fogli di carta, e tagliato ognuno di essi in otto parti (il che mi lascia un margine di BEN 12 bigliettini extra, non si sa mai!) contenenti ciascuna il seguente messaggio:
MISSING SHIRTS
I would be reall grateful if you could spend just a minute of your time to check if my shirts were erroneously delivered to you. One is white with blu stripes, the other is light grey. Thank you very much, I appreciate your attention.
Seguono riferimenti. Mi sembra educato, gentile e poco invasivo. stampato su una strisciolina di carta, dovrebbe fare il suo lavoro. Arrivato a casa stasera, mi sono guardato furtivo alle spalle e mi sono diretto al casellario della posta, pronto per il blitz punitivo. Arrivato li, nella penombra, lo guardo: è un muro di caselline di posta, tutte uguali, tutte con il loro numerino, tutte con la loro chiavetta. Ma nessuna ha la fessura per inserire la posta. Hum.
Da una aperta, però, usciva un fasico di luce. Già mi immaginavo una scena tipo Man in Black.
Invece, niente. Si vedeva solo la stanzina restrostante. Al che, provo ad andarci, dicendo: bene, è più comodo, non devo infilare tutti i bigliettini in malo modo.
Ma nella stanzina c'era qualcuno con cui non avevo fatto i conti:
L'OMINO DELLA POSTA
Un vero american postman. Con la divisa. Con il cappellino. Con il distintivo. E very proud di indossare tale costume da carnevale. Mancavano solo i galloni, le spalline e i bottoncini colorati e poteva fare l'ammiraglio. Il dialogo è altrettanto surreale, adeguato al calibro dei personaggi:
Frankie: "Salve"
Postman: "Hey man - What you need?"
F: "Devo solo lasciare questi" - e faccio vedere i miei bigliettini - "in ogni casella".
P: "Oh, you cant".
E mi guarda, fisso.
F: "No, ma guardi, non è pubblicità o nulla di offensivo. E' che ho perso le mie camicie..."
P: "You cant".
E mi guarda, fisso.
F: "Si, ma è che ho già provato a chiedere, ma mettere questi è l'unico modo per..."
P: "You cant".
E mi guarda, fisso.
F: (ormai un po' innervosito) "Ok, ma perchè I CANT?"
P: "There is no stamp"
E mi guarda, fisso.
Frankie a questo punto si concerta un attimo col suo criceto nel cervello. "Hai capito anche tu la stessa cosa?" - "Si, ha detto che manca il francobollo".
F: "Scusi, ma io abito qui. Li lascio direttamente nelle buche, cosi ritrovo le mie cami..."
P: "You cant".
E mi guarda, fisso.
F: "Si ma perchè non posso?? Non voglio spedirli. Voglio lasciarli."
P: "Nono, you MUST send them by mail. And you have to put a stamp on each of them".
E mi guarda, fisso.
A questo punto, il criceto mi dice: "Frankie, annuisci sorridendo, fai quattro passi indietro e scappa veloce..."
E cosi ho fatto. Niente bigliettini. Niente camicie. Ma soprattutto:
Poste americane 1 - Frankie 0.
E questo brucia molto.
mercoledì 26 novembre 2008
Cambio d'ufficio
Già. Arrivato alla fine, cambio l'ufficio. Mancano 10 giorni giusti, poi Frankie tornerà. Ma prima di partire non potevo sperimentare l'ufficio più popolare d'America. Oggi mi sono organizzato armi e bagagli, sono uscito di casa, sono arrivato in dipartimento, ma non sono salito al 4th floor. Sono entrato da Starbucks. Mi sono piazzato su un tavolino in posizione strategica, vicino alle finestre e con una bella presa di corrente vicino, e lì sono rimasto. Volevo provare. Lo fanno tutti, un motivo ci sarà. Mi vedete? sono proprio dietro al tizio seduto al tavolino lì fuori.
Molto scetticismo all'inizio, forse più imbarazzo che altro. In Italia uno seduto al tavolino del bar da solo con il suo portatile non è propriamente la cosa più comune che si veda in giro. Ma qui nessuno ti calcola. Anzi, lo fanno tutti. Chi legge, chi studia, chi lavora, chi fa riunioni con il professore o con i colleghi. Chi guarda, chi mangia, chi beve. Molto spesso da soli, con gli auricolari dell'immancabile iPod nelle orecchie, giusto per isolarsi ancora un po' di più da quel mondo strano che c'è li fuori. Quindi mi sono detto: beh, perchè non ci devo provare?
Alla fine sono contento e soddisfatto. Ho anche lavorato bene. La gente non dà fastidio, nessuno urla, nessuno fa eccessivamente casino. Ok, un minimo di vociare in sottofondo è ovvio che ci sia. Ma non si sente più di tanto. Poi c'è un'ottima colonna sonora a diffusione, che rende il tutto più armonioso.
Good. Very good. Probabilmente ripeterò.
Molto scetticismo all'inizio, forse più imbarazzo che altro. In Italia uno seduto al tavolino del bar da solo con il suo portatile non è propriamente la cosa più comune che si veda in giro. Ma qui nessuno ti calcola. Anzi, lo fanno tutti. Chi legge, chi studia, chi lavora, chi fa riunioni con il professore o con i colleghi. Chi guarda, chi mangia, chi beve. Molto spesso da soli, con gli auricolari dell'immancabile iPod nelle orecchie, giusto per isolarsi ancora un po' di più da quel mondo strano che c'è li fuori. Quindi mi sono detto: beh, perchè non ci devo provare?
Alla fine sono contento e soddisfatto. Ho anche lavorato bene. La gente non dà fastidio, nessuno urla, nessuno fa eccessivamente casino. Ok, un minimo di vociare in sottofondo è ovvio che ci sia. Ma non si sente più di tanto. Poi c'è un'ottima colonna sonora a diffusione, che rende il tutto più armonioso.
Good. Very good. Probabilmente ripeterò.
domenica 23 novembre 2008
World of Coca Cola
Atlanta è la città della Coca Cola. Lo sanno tutti. Ma ad Atlanta non c'è solo l'headquarter della Coca Cola. Ad Atlanta c'è anche il World of Coca Cola!!
In questo posto magico tutto sa di Coca Cola. Ovunque c'è scritto Coca Cola. Le guide ti coinvolgono, molto all'americana, facendoti ripetere ad alta voce "a rrrreeeeefreshing Coca Cola". Tutti insieme:
"a rrrreeeefreshing Coca Cola"!!!
Bravissimi! :)
Dentro al WCC ci sono un sacco di cose. I primi sono i rudimenti tecnici. Un bellissimo documentario spiega come funzionano le macchinette distributrici di Coca Cola: tutto quello che accade da quando si inserisce la monetina a quando la bottiglietta esce fuori. Potete vederlo anche voi, qui sotto. è interessante.
Poi si possono visitare interi saloni contenenti memorabilie della Coca Cola, opere d'arte dedicate alla Coca Cola, etc etc.
Nell'androne centrale c'è anche il vero orso natalizio che fa le foto con te. Spettacoloso. Lo potete vedere nel video che trovate qui (link).Poi si possono incontrare strani animaletti, come i Kissy Puppies. E con i Kissy Puppies non c'è via di scampo. Pretendono un bacio. Niente da fare. Quindi, li abbiamo accontentati. Non potevamo fare altrimenti...
Ma la sala migliore è quella di degustazione. 64 differenti prodotti Coca Cola, divisi in base ai continenti ed ai paesi in cui vengono venduti. Ovviamente, tutti da provare. Senza ritegno.
Io ho assaporato gusti che voi umani non potreste immaginarvi, direbbe qualcuno.
Poi, con tutti gli alberelli di Natale illuminati, il tutto è ancora più suggestivo.
Oggi, quando è tornato a casa, Frankie aveva le stesse sensazioni che si hanno quando si torna a casa dopo il pranzo di Natale. :)
In questo posto magico tutto sa di Coca Cola. Ovunque c'è scritto Coca Cola. Le guide ti coinvolgono, molto all'americana, facendoti ripetere ad alta voce "a rrrreeeeefreshing Coca Cola". Tutti insieme:
"a rrrreeeefreshing Coca Cola"!!!
Bravissimi! :)
Dentro al WCC ci sono un sacco di cose. I primi sono i rudimenti tecnici. Un bellissimo documentario spiega come funzionano le macchinette distributrici di Coca Cola: tutto quello che accade da quando si inserisce la monetina a quando la bottiglietta esce fuori. Potete vederlo anche voi, qui sotto. è interessante.
Poi si possono visitare interi saloni contenenti memorabilie della Coca Cola, opere d'arte dedicate alla Coca Cola, etc etc.
Nell'androne centrale c'è anche il vero orso natalizio che fa le foto con te. Spettacoloso. Lo potete vedere nel video che trovate qui (link).Poi si possono incontrare strani animaletti, come i Kissy Puppies. E con i Kissy Puppies non c'è via di scampo. Pretendono un bacio. Niente da fare. Quindi, li abbiamo accontentati. Non potevamo fare altrimenti...
Ma la sala migliore è quella di degustazione. 64 differenti prodotti Coca Cola, divisi in base ai continenti ed ai paesi in cui vengono venduti. Ovviamente, tutti da provare. Senza ritegno.
Io ho assaporato gusti che voi umani non potreste immaginarvi, direbbe qualcuno.
Poi, con tutti gli alberelli di Natale illuminati, il tutto è ancora più suggestivo.
Oggi, quando è tornato a casa, Frankie aveva le stesse sensazioni che si hanno quando si torna a casa dopo il pranzo di Natale. :)
sabato 22 novembre 2008
Where I am?
Ecco. Finora ho fatto tanti nomi e messo qualche foto.
Direi che è decisamente arrivata l'ora di contestualizzare il tutto un po' meglio.
Ho scoperto la meravigliosa funzione delle mappe personalizzate di Google, e ne ho approfittato.
Così potete trovare non una, ma ben DUE fantastiche raccolte di punti di interesse di cui ho parlato in questi mesi.
La prima, ovviamente, non può che essere Atlanta e dintorni. La torvate qui (link).
La seconda, altrettanto ovviamente, non può che essere la California. La trovate qui (link).
Buona esplorazione!
Direi che è decisamente arrivata l'ora di contestualizzare il tutto un po' meglio.
Ho scoperto la meravigliosa funzione delle mappe personalizzate di Google, e ne ho approfittato.
Così potete trovare non una, ma ben DUE fantastiche raccolte di punti di interesse di cui ho parlato in questi mesi.
La prima, ovviamente, non può che essere Atlanta e dintorni. La torvate qui (link).
La seconda, altrettanto ovviamente, non può che essere la California. La trovate qui (link).
Buona esplorazione!
giovedì 20 novembre 2008
Sun Dial Restaurant
Bene. Questa volta vi stupisco con effetti speciali. Si, sono andato lassù. Il ristorante del più alto hotel del mondo occidentale, come dicono qui ad Atlanta (non che mi piaccia questa storia del "mondo occidentale" - dire che è uno dei più alti ristoranti al mondo non va bene??). Comunque. Cenare a 220 metri di altezza non è male. E cenare bene - e in buona compagnia - è ancora meglio. L'hotel è il Westin Peachtree Plaza di Downtown Atlanta (link), che già di per sé vale la pena di essere visto.
Ma poter salire lassù dà tutto un altro gusto alle cose. Per di più, i tavoli sono su una piattaforma girevole, per consentire di vedere da tutte le prospettive la città ai propri piedi.
Le foto non rendono molto l'idea. Ci provano solo.
Nota di colore. Quando abbiamo ordinato il dolce, abbiamo chiesto una Madagascar Vanilla Bean Crème Brulée. Al che il nostro camerire, con il massimo della discrezione, si è piegato verso di noi e ha detto, piuttosto sottovoce: "I will be very honest with you. Our Crème Brulée is known as one of the biggest Crème Brulées that you could find. Are you sure you wanna order it?". Noi ci siamo guardati, siamo praticamente scoppiati a ridere, e abbiamo raccolto volentieri la sfida. Forchette 2 - Crème Brulée 0.
Tipo: ristorante
Locale: 9.5
Food: 8.5
Drink: 8.5
Dindi: $$$$$
Web: www.sundialrestaurant.com
lunedì 17 novembre 2008
Murphy's
Questo invece è un wine bar. Ci siamo andati nel dopocena, e ci hanno guardato un po' male visto che non abbiamo mangiato niente. Ma pace. Il vino non era male. Ovviamente mi sono lanciato su un classico italiano, per evitare sorprese. Quindi ho ordinato un Sielo Blu, un pino grigio del Trentino.
Si avete capito bene. Un Sielo Blu. Ci siamo a lungo interrogati sul nome, e abbiamo deciso che sono loro ad averlo scritto sbagliato. Sarà Cielo Blu, ma pronunciandolo in inglisc viene fuori "sieloh blue". Forse ho capito come fanno Brad & Angelina a trovare i nomi ai figli. :)
Tipo: ristorante - wine bar
Locale: 8.5
Food: n.a.
Drink: 8
Dindi: $$$
Web: www.murphysvh.com/home.html
Si avete capito bene. Un Sielo Blu. Ci siamo a lungo interrogati sul nome, e abbiamo deciso che sono loro ad averlo scritto sbagliato. Sarà Cielo Blu, ma pronunciandolo in inglisc viene fuori "sieloh blue". Forse ho capito come fanno Brad & Angelina a trovare i nomi ai figli. :)
Tipo: ristorante - wine bar
Locale: 8.5
Food: n.a.
Drink: 8
Dindi: $$$
Web: www.murphysvh.com/home.html
Iscriviti a:
Post (Atom)