mercoledì 26 novembre 2008

Cambio d'ufficio

Già. Arrivato alla fine, cambio l'ufficio. Mancano 10 giorni giusti, poi Frankie tornerà. Ma prima di partire non potevo sperimentare l'ufficio più popolare d'America. Oggi mi sono organizzato armi e bagagli, sono uscito di casa, sono arrivato in dipartimento, ma non sono salito al 4th floor. Sono entrato da Starbucks. Mi sono piazzato su un tavolino in posizione strategica, vicino alle finestre e con una bella presa di corrente vicino, e lì sono rimasto. Volevo provare. Lo fanno tutti, un motivo ci sarà. Mi vedete? sono proprio dietro al tizio seduto al tavolino lì fuori.


Molto scetticismo all'inizio, forse più imbarazzo che altro. In Italia uno seduto al tavolino del bar da solo con il suo portatile non è propriamente la cosa più comune che si veda in giro. Ma qui nessuno ti calcola. Anzi, lo fanno tutti. Chi legge, chi studia, chi lavora, chi fa riunioni con il professore o con i colleghi. Chi guarda, chi mangia, chi beve. Molto spesso da soli, con gli auricolari dell'immancabile iPod nelle orecchie, giusto per isolarsi ancora un po' di più da quel mondo strano che c'è li fuori. Quindi mi sono detto: beh, perchè non ci devo provare?

Alla fine sono contento e soddisfatto. Ho anche lavorato bene. La gente non dà fastidio, nessuno urla, nessuno fa eccessivamente casino. Ok, un minimo di vociare in sottofondo è ovvio che ci sia. Ma non si sente più di tanto. Poi c'è un'ottima colonna sonora a diffusione, che rende il tutto più armonioso.
Good. Very good. Probabilmente ripeterò.

domenica 23 novembre 2008

World of Coca Cola

Atlanta è la città della Coca Cola. Lo sanno tutti. Ma ad Atlanta non c'è solo l'headquarter della Coca Cola. Ad Atlanta c'è anche il World of Coca Cola!!

In questo posto magico tutto sa di Coca Cola. Ovunque c'è scritto Coca Cola. Le guide ti coinvolgono, molto all'americana, facendoti ripetere ad alta voce "a rrrreeeeefreshing Coca Cola". Tutti insieme:
"a rrrreeeefreshing Coca Cola"!!!
Bravissimi! :)

Dentro al WCC ci sono un sacco di cose. I primi sono i rudimenti tecnici. Un bellissimo documentario spiega come funzionano le macchinette distributrici di Coca Cola: tutto quello che accade da quando si inserisce la monetina a quando la bottiglietta esce fuori. Potete vederlo anche voi, qui sotto. è interessante.



Poi si possono visitare interi saloni contenenti memorabilie della Coca Cola, opere d'arte dedicate alla Coca Cola, etc etc.

Nell'androne centrale c'è anche il vero orso natalizio che fa le foto con te. Spettacoloso. Lo potete vedere nel video che trovate qui (link).Poi si possono incontrare strani animaletti, come i Kissy Puppies. E con i Kissy Puppies non c'è via di scampo. Pretendono un bacio. Niente da fare. Quindi, li abbiamo accontentati. Non potevamo fare altrimenti...



Ma la sala migliore è quella di degustazione. 64 differenti prodotti Coca Cola, divisi in base ai continenti ed ai paesi in cui vengono venduti. Ovviamente, tutti da provare. Senza ritegno.
Io ho assaporato gusti che voi umani non potreste immaginarvi, direbbe qualcuno.

Poi, con tutti gli alberelli di Natale illuminati, il tutto è ancora più suggestivo.
Oggi, quando è tornato a casa, Frankie aveva le stesse sensazioni che si hanno quando si torna a casa dopo il pranzo di Natale. :)

sabato 22 novembre 2008

Where I am?

Ecco. Finora ho fatto tanti nomi e messo qualche foto.
Direi che è decisamente arrivata l'ora di contestualizzare il tutto un po' meglio.
Ho scoperto la meravigliosa funzione delle mappe personalizzate di Google, e ne ho approfittato.
Così potete trovare non una, ma ben DUE fantastiche raccolte di punti di interesse di cui ho parlato in questi mesi.

La prima, ovviamente, non può che essere Atlanta e dintorni. La torvate qui (link).

La seconda, altrettanto ovviamente, non può che essere la California. La trovate qui (link).

Buona esplorazione!

giovedì 20 novembre 2008

Sun Dial Restaurant


Bene. Questa volta vi stupisco con effetti speciali. Si, sono andato lassù. Il ristorante del più alto hotel del mondo occidentale, come dicono qui ad Atlanta (non che mi piaccia questa storia del "mondo occidentale" - dire che è uno dei più alti ristoranti al mondo non va bene??). Comunque. Cenare a 220 metri di altezza non è male. E cenare bene - e in buona compagnia - è ancora meglio. L'hotel è il Westin Peachtree Plaza di Downtown Atlanta (link), che già di per sé vale la pena di essere visto.
Ma poter salire lassù dà tutto un altro gusto alle cose. Per di più, i tavoli sono su una piattaforma girevole, per consentire di vedere da tutte le prospettive la città ai propri piedi.

Le foto non rendono molto l'idea. Ci provano solo.




Nota di colore. Quando abbiamo ordinato il dolce, abbiamo chiesto una Madagascar Vanilla Bean Crème Brulée. Al che il nostro camerire, con il massimo della discrezione, si è piegato verso di noi e ha detto, piuttosto sottovoce: "I will be very honest with you. Our Crème Brulée is known as one of the biggest Crème Brulées that you could find. Are you sure you wanna order it?". Noi ci siamo guardati, siamo praticamente scoppiati a ridere, e abbiamo raccolto volentieri la sfida. Forchette 2 - Crème Brulée 0.

Tipo: ristorante
Locale: 9.5
Food: 8.5
Drink: 8.5
Dindi: $$$$$
Web: www.sundialrestaurant.com

lunedì 17 novembre 2008

Murphy's

Questo invece è un wine bar. Ci siamo andati nel dopocena, e ci hanno guardato un po' male visto che non abbiamo mangiato niente. Ma pace. Il vino non era male. Ovviamente mi sono lanciato su un classico italiano, per evitare sorprese. Quindi ho ordinato un Sielo Blu, un pino grigio del Trentino.

Si avete capito bene. Un Sielo Blu. Ci siamo a lungo interrogati sul nome, e abbiamo deciso che sono loro ad averlo scritto sbagliato. Sarà Cielo Blu, ma pronunciandolo in inglisc viene fuori "sieloh blue". Forse ho capito come fanno Brad & Angelina a trovare i nomi ai figli. :)


Tipo: ristorante - wine bar
Locale: 8.5
Food: n.a.
Drink: 8
Dindi: $$$
Web: www.murphysvh.com/home.html

Highland Tap

Rieccomi! Continuo la rassegna dei locali che visitiamo alla sera nel circondario. Questo sabato siamo andati a cena a Virginia Highland, una zona che è un po' il corrispondente dei navigli a Milano. Senza navigli. Ma con una buona nightlife, se consideriamo di essere in the US.
Highland Tap è la solita via di mezzo tra ristorante e pub, dove però abbiamo mangiato dell'ottima carne. Ma la cosa che mi ha sopreso di più sono state le baked potatoes. Vengono proposte come contorno, e ci sta. Quello che non specificano è la dimensione. Visto che non ho ordinato l'insalata, che era compresa nel prezzo della bistecca (e per una volta devo dire che è stata appena giusta, ne avrei mangiato qualche boccone in più di fosse stato), mi hanno fatto scegliere un secondo contorno. Per non mischiare, ho detto: raddoppia la porzione di baked potatoes. Io pensavo a delle innocenti patate al forno.

No.

Una baked potato (al singolare) è UNA patata, di dimensioni elefantiache, semi squartata e messa nel forno. Cotta, con buccia e tutto, e letteralmente rigonfia di burro. Tanto burro. E detto da un estimatore della polenta concia, quella colesterolica, deve far pensare. Ma alla fine erano buone. Si, buone, plurale, perchè ne avevo ordinate DUE, se ricordate. :)


Tipo: gastropub
Locale: 7
Food: 8
Drink: n.a.
Dindi: $$
Web: www.nnnwcorp.com/highlandtap.html

domenica 16 novembre 2008

Mille... e ancora mille!

Grazie. Ieri abbiamo superato le 1000 visite a questo angolo di internet. Sinceramente sono davvero stupito dalla regolarità con cui ogni giorno ci siano almeno 10 persone a visitare questa pagina.

Vi lascio una foto di come è l'autunno a Piedmont Park. Colorato.



PS: la statua è intitolata "The Last Meter". Rende bene l'idea.

mercoledì 12 novembre 2008

Atlanta in pillole


Oggi ho visto questa su un sito internet. Credo che poche città di prestino ad essere schematizzate cosi bene e siano cosi regolari come Atlanta. Metti le highways, la "circonvalla" che non poteva mancare, simmetrizza il tutto, ed ecco un bel simbolino che ti aiuta a capire come è girata la città. Utile, e anche carino. La scala? Beh, il cerchio della 285 ha diametro medio di 27 km.

martedì 11 novembre 2008

Strane usanze degli americani

Credo che quello che ho visto oggi abbia difficilmente paragoni. Da Starbucks (sì, sempre quello) un ragazzo ha ordinato un grande coffee (praticamente mezzo litro di brodaglia americana). Poi ci ha aggiunto latte, panna, zucchero e credo vaniglia in polvere. Poi voleva naturalmente mescolare il tutto, ma erano finite le stecchette di legno. Al che si sfila gli occhiali da vista, infila un'astina nel bicchierone, gira il tutto vigorosamente, veloce pulitina sui pantaloni, e via di nuovo con gli occhiali sul naso. Non so se l'ho sognato o se l'ho visto davvero. Onirico.

lunedì 10 novembre 2008

Cuerno Restaurant

Bene. Riprendiamo la serie di aggiornamenti sulla nightlife di Atlanta. Visto che mezzo Politecnico è di nuovo qui, siamo andati a mangiare al Cuerno Restaurant. Dopo ben due volte andata a buca, questa volta mi sono deciso a prenotare. Si, decisamente credo che ricorrerò alla prenotazione più spesso. Mi sono rotto di fare la figura dell'idiota. Di arrivare nei locali e poi dover dire alla gente: no, non c'è posto. Oppure: bisogna attendere 45 minuti. Altrimenti, che ci vivo a fare ad Atlanta??



Il cuerno è tipico ristorante spagnolo, con tanto di menù in lingua. Ma con i sottotitoli in inglese. Ad accogliervi c'è il simpatico signore che vedete in foto. Direi assolutamente appropriato. Questa sera, all'ombra del toro, c'erano anche le ballerine di flamenco con i tre nonnini suonatori a fare da accompagnamento. Bellissimo. Rumoroso, ma ne valeva decisamente la pena.

Tipo: ristorante
Locale: 8.5
Food: 8
Drink: n.a.
Dindi: $$
Web: www.sottosottorestaurant.com

sabato 8 novembre 2008

Hockey? Ok!

Dopo il baseball, anche l'hockey. Ho paura che non riuscirò a fare il basket. Purtroppo. Però sono stato alla Philips Arena, il nido degli Atlanta Hawks. Ma questa è un'altra storia, torniamo all'hockey. Giovedì sera si giocava un match NHL, Atlanta Thrashers vs New York Islanders. Altro che baseball! :)

Questo è gioco maschio. Dei più puri. Sapevo che non si risparmiano le botte, ma è seriamente da veder saltare denti, nasi e mascelle. Per qualsiasi futilità, si accende la rissa. Inevitabile. Nella corsa per recuperare il puck, gli avversari sono comodi materassi per non schiantarsi contro le pareti del campo. Ma gran spettacolo.

Come per il baseball, valgono le solite regole per gli spettatori. L'americano medio arriva dopo che la partita è iniziata, non segue il gioco, mangia, beve, e si appassiona solo agli intermezzi pubblicitari in cui l'entertainment organizza simpatici (?!) giochi in cui viene coinvolto il pubblico. Tutto sommato però un'occhio alla partita lo lanciano ogni tanto, giusto per accorgersi quando si fa goal. E anche qui, se lo stadio è tipicamente silenzioso e sonnolento, al goal si accende come fosse uno dei nostri (dove a questo punto dovrò andare al più presto per fare almeno un confronto...).

mercoledì 5 novembre 2008

Storia

Anche questa è andata. Ha vinto. Sarà il primo Presidente Nero. Ho seguito tutta la nottata elettorale, e devo dire che è stata davvero coinvolgente. Alla chiusura dei seggi sulla costa occidentale, a mezzanotte, Obama è stato confermato 44° presidente eletto degli stati uniti d'america. Più che altro mi hanno colpito i discorsi fatti. Di Obama, che devo dire essere un vero animale da palcoscenico. Niente a che vedere col coniglietto con le orecchie a sventola e gli occhietti tondi tondi e vicini vicini. Ha fatto un discorso che potrei dire memorabile. Vero, è solo la mia opinione, ma mi è piaciuto davvero. Vero, è stato sicuramente preparato in ogni singola frase parola virgola pausa, ma mi è piaciuto davvero. E anche il modo con cui ha detto "... and I will be your President, too" mi è piaciuto davvero. Non preoccupatevi, non mi sto americanizzando così tanto. Però il confronto coi nostri viene spontaneo. A parte, una considerazione sulla velocità delle operazioni di spoglio: dopo tre ore dalla chiusura dei seggi sulla costa orientale (e quindi anche qui in Georgia), questi avevano contato qualcosa come 43 milioni di schede. Che sono più di tutte quelle che votiamo in Italia. In tre ore. Noi quanto ci mettiamo? Trenta ore, forse. Bah, pace. A parte tutto, sono contento di aver visto la Storia in diretta, e di essere stato qui. Credo proprio che me lo ricorderò. Last but not least, onore ai vinti. Devo dire che anche Senator McKane (come lo chiamano qui, citando simpaticamente il Cittadino Kane di Quarto Potere - anche se dal suo punto di vista forse la citazione simpatica non è) ha dato prova di essere vero uomo d'onore. Appena ha capito che non c'era più niente da fare, è uscito, ha parlato, si è preso i fischi, e si è anche addossato la colpa. Dicendo alla fine "... today, I was a candidate for the highest office in the country I love so much. And tonight, I remain her servant". Certo, pensato e provato anche questo. Ma anche qui, il confronto con i nostri viene spontaneo.

lunedì 3 novembre 2008

Probabilità (4)

Questa va oltre ogni limite. Non credo di aver assistito ad una tale serie di coincidenze in tutto il resto della mia vita. Oggi sono stato a trovare la mia amica (Probabilità 2) per farle vedere le foto della California. Appena arrivato mi fa: "aspetta, devo farti vedere una cosa" e mi mostra una foto sulla sua macchina. Appena l'ho vista, ho strabuzzato gli occhi: era LUI. Il Libanese (Probabilità 3). L'ha incontrato per Caso in un ristorante in cui è andata sabato sera. Incredibile. E si sono parlati. E il Libanese ha confessato: aveva avuto un impegno, per quello non era potuto venire alla cena che ci aveva promesso (Probabilità 3 e 1/2). Caso volle.

Frankie's last car

Beh, tutto avrei pensato di poter scrivere su questo blog tranne che di macchine cosi frequentemente. Però ci sta. Oggi sono andato a riprendere la mia fedele macchinina da pappone, la Kia Spectra. Ricordate? Dopo aver aspettato un'ora e mezza che si degnassero di venirmi a prendere (e aver molto cristonato per questo), niente più Kia. Non c'era.
In compenso, qui in America si fa carriera in fretta. Da pappone sono diventato un vero milanesotto figlio di papà ora. C'ho pure il SUVvino, taaaaac!
Mi hanno dato una Dodge Caliber, che vedete in foto (uguale, proprio uguale. A breve metto foto di quella vera, ma il modello è quello). Sotto l'aspetto falsamente tranquillo si nasconde un 2.4litri da 172cv con cambio sequenziale. Divertentissimo!



Consiglio ai naviganti: se capitate in America, in qualsiasi parte, e pagate per avere un servizio ma questo non vi viene fornito in maniera ineccepibile, chiedete SEMPRE uno sconto. Funziona. A San Francisco mi hanno consegnato la Mustang con un'ora di ritardo, e mi hanno detratto il costo della restituzione all'aeroporto anzichè in sede. Stamattina, gli ho chiesto più scherzando che altro, se mi avrebbero scontato qualcosa per il ritardo nel venire a prendermi. Beh, ho ottenuto (senza fiatare) uno sconto del 20% sul prezzo totale dell'affitto dell'auto. Incredibile.

PS: ho già troppa nostalgia del cavallo. Che storia che è stata ragazzi!

domenica 2 novembre 2008

Daylight Saving Time colpisce ancora...

Ebbene sì. E' una guerra lunga e sanguinosa, ormai va avanti da anni. Io e l'ora legale NON andiamo d'accordo. Definitivo. Pochi (due, per la verità) si ricorderanno la prima battaglia combattuta ormai tre anni or sono. Che sclero per quei maledetti 3.6 milioni di millisecondi. Ma oggi me l'ha fatta grossa. Ha segnato davvero un grosso punto. Sto scrivendo dall'aeroporto internazionale di Charlotte, North Carolina. Ci dovevo solo passare per un'ora, ieri sera. Ma l'aereo è partito da San Francisco con un'ora e mezza di ritardo. Quindi ho perso la coincidenza per Atlanta. Nuovo volo alle 7.25 di questa mattina e notte pagata in albergo. Al check-in, la receptionist mi dice che lo shuttle delle 6 per l'aeroporto è pieno. Già qui, panico. Devo prendere quello delle 5. Pace. Vado in camera, nanna per BEN 3 ore (sì siamo anche arrivati TARDI all'hotel), e mi sveglio alle 4.30 per avere il tempo di risistemare le cose e prendere lo shuttle. Vado a fare il check-out e la solita receptionist (ovviamente, la stessa di prima) mi dice: "You woke up earlier".

Silenzio.

Solito effetto Homer. Di nuovo, parlo con il mio cervello, che risponde cose insensate. Le chiedo: "Sorry?". Lei serafica ribatte: "Yes, you were scheduled on the shuttle at 5, not at 4. We have ended the daylight saving time tonight".

Sequenza di stati d'animo piuttosto controversi. Ma alla fine, prevale il momento zen. OOOMMM.

Ora me ne sto qui e aspetto che almeno aprano i banchi del check-in per la valigia.
W l'America.